Cristo Velato
Poems by Gabriele Tinti (abstract)
Why are you calling out to me? I’m coming
with my body laid out and icon-seared eyes.
Be ready to set fire, to throw me among the catcalls,
the wood, the little that remains
#
Te, lapis, optestor leviter super ossa residas.
My face is already macerated, my flesh rotted.
I anoint it with myrrh, get it ready.
My breath is broken, my throat wheezes.
Every effort takes me down.
#
You have brought me down here
where veins burn,
where rubble fills
my voice with promises,
where perhaps I am able
to see you.
I would like to step aside,
make things easier,
leave off dying
for a few words
I would like to take refuge,
play fair and square,
escape the impediment
of my leaden body.
#
Let us go back one day to splutter
our psalms, to cling to the pain.
Let us not be overwhelmed by the ancient shadow,
the river of mold, this earthen aria.
Let the tears heal the silences,
our despair, this moment.
–
Perché continui a chiamarmi? Sto arrivando
col mio corpo disteso e i miei occhi arsi d’icone.
Sii pronto a far fuoco, a gettarmi tra i fischi,
la legna, il poco che resta.
Te, lapis, optestor leviter super ossa residas.
Il volto è già macerato, la carne è corrosa.
La ungo di mirra, la preparo.
Il fiato è spezzato, la gola rantola.
Ogni sforzo mi porta alla terra.
Quaggiù mi hai portato,
dove bruciano le vene,
dove le macerie colmano
di promesse la mia voce,
dove riesco forse
a vederti.
Vorrei farmi da parte,
rendere più facili le cose,
smetterla di morire
per poche parole.
Vorrei trovare scampo,
giocare a carte scoperte,
fuggire l’ingombro
del mio corpo di piombo.
Fa’ che torneremo un giorno a tossire
i nostri salmi, ad aggrapparci al dolore.
Fa’ che non ci travolga l’ombra antica,
il fiume di muffa, quest’aria di terra.
Fa’ che le lacrime guariscano i silenzi,
la nostra disperazione, questo momento.
Photography Guido Galizzi
@courtesy Museo Cappella Sansevero